Mentre la Ferrari, quella del Cavallino Rampante per intenderci, tornava a vincere, grazie a uno splendido Alonso e a una botta di “fattore C” moltiplicato all’ennesima potenza (vedi l’intervento della safety car e i ritiri di Vettel ed Hamilton), la nostra Paoletta tricolore spariva dal digitale terrestre, senza una parola di commiato. Nelle ultime serate mi ero convinta che la bionda conduttrice di “Notti Europee 2012” avesse deciso di riposare in vista della super-sfida degli Azzurri contro i Leoni della Regina. Quando, però, anche ieri sera, ho dovuto scrivere di nuovo “assente” sul registro di classe, ho cominciato ad allarmarmi. Prima di farmi prendere dal panico e chiamare “Chi l’ha visto?”, ho cercato di immaginare quali motivi potessero aver spinto la Ferrari a rimandare l’appuntamento con la Nazionale.
Dopo aver rimuginato per ore, sono giunta alla conclusione che, con ogni probabilità, il cerone non ha retto ai 120 minuti giocati da Buffon e compagni. Senza contare l’emozione che deve averle regalato il rigore di Pirlo… Già perché quel cucchiaio, lanciato con nonchalance nella tazzina inglese, ha mandato in visibilio persino i più scettici, quelli che, alla squadra di Prandelli, non hanno mai concesso nemmeno il beneficio del dubbio. Per chi, come me, aspettava da tempo un “segno” della Divina Provvidenza per tornare a esaltarsi dopo anni di noia azzurra, il gesto tecnico del centrocampista della Juventus (ex Milan – e qui bisognerebbe aprire un altro capitolo sulla poca lungimiranza della dirigenza rossonera) ha rappresentato la famosa “manna dal cielo”, con tanto di “Alleluia!” e scampanellio finale in sottofondo. Tornando con la memoria alle gesta del mio amato capitano, maestro nell’arte del pallonetto sbeffeggiante, i cui colori del cuore sono egregiamente rappresentati in Nazionale dal compagno-amico De Rossi, con Pirlo ho finalmente sentito quella scarica di adrenalina che, negli ultimi anni, mi aveva abbandonata lasciando posto a una compassata indifferenza.
Su una cosa, però, non sono d’accordo con il resto dell’opinione pubblica: non si possono fare paragoni con l’Italia del 2006. Perché se è vero che anche quell’anno eravamo in piena bufera da calcioscommesse, che non eravamo certo i favoriti e che abbiamo incontrato la Germania in semifinale, è altresì vero che la voglia di vincere che si leggeva negli occhi di Del Piero e compagni non può essere in alcun modo paragonata all’“incazzatura” odierna di Buffon. Infine, come da copione, arrivano gli elogi al povero Alessandro Diamanti che, se poco poco segue le orme dell’illustre predecessore Grosso (portato alla ribalta da un Mondiale fantastico e dal rigore decisivo messo a segno contro la Francia), fra qualche mese, dopo essersi spompato all’Inter e all’estero, verrà abbandonato dall’Antonio Conte di turno. Salvati Alessandro, sei ancora in tempo! E se qualcuno ha notizie della Ferrari, ci faccia sapere, sono molto preoccupata!
Giorgia